La mattina del secondo giorno optiamo per visitare la Cittadella , un imponente complesso di costruzioni contenente tre grandi moschee (Mohamed Ali , al-Nasir Muhammad e Bahri Mamluk ) edifici governativi e molti musei.
Anche qui veniamo assaliti da improvvisate guide turistiche che dribbliamo allegramente. Non riusciamo ad evitarne una giovane e particolarmente insistente che ci fa fare, però, un giro molto interessante e che non avremmo potuto fare da soli. Purtroppo per lei la ripaghiamo con una miseria a causa della mancanza momentanea di fondi e così non riusciamo a premiare l’unica guida che avrebbe meritato una giusta ricompensa.
Completiamo la visita della Cittadella nel primo pomeriggio e decidiamo di raggiungere a piedi la vicina Moschea del Sultano Hassan . Si rivelerà un grosso errore , a quell’ora le temperature sono prossime a quelle della fusione del nocciolo della Terra e anche percorrere pochi chilometri a piedi è un’impresa alquanto ardua.
Per evitare la morte per evaporazione facciamo pausa in un piccolo giardino cittadino (ingresso 2 Lire pari a 20 cents) dove veniamo assaliti da un gruppetto di bambini autoctoni .
Il primo, il più coraggioso, si avvicina per salutarci ("Hello !", parola che sentiremo ripetutamente dai svariati bambini che incontreremo anche nei giorni successivi) e chiedere il nostro nome.
Soddisfatto delle nostre risposte scappa via per andare a prendere amici e parenti da portare in nostra presenza. A turno tutti i bambini ripetono il ritornello e si suggeriscono le risposte l’uno con gli altri. In qualche modo si arriva a menzionare anche Berlusconi e uno dei bambini (quello più coraggioso) ci fa capire che a suo padre non sta affatto simpatico … !
Arriviamo infine alla Moschea del Sultano Hassan dove cadiamo esausti su uno dei tappeti adibiti alla preghiera e rimaniamo per qualche tempo in meditazione (o forse a dormire?).
Usciti dalla Moschea optiamo per tornare al bazar Khan el-Khalili per l’acquisto di qualche souvenir.
Ci infiliamo nel primo dei tantissimi negozietti presenti nel bazar dove ci accoglie un bambino di appena 16 anni. Una volta entrati accorre anche un "collega" un pò più grande e i due si scambiano qualche battuta acida su, probabilmente, a chi toccasse l’onore di spennare i due nuovi turisti .
Scegliamo quindi una serie di articoli dando inizio ad una lunghissima discussione sul prezzo che porta, alla fine, a dimezzare la cifra che ci avevano chiesto . Ovviamente l’affare rimane tutto loro perchè probabilmente il valore di quella merce era stato all’inizio quadruplicato.
Discorso simile con il commesso di in una gioielleria, al quale approfittiamo per chiedere informazioni su dove avremmo potuto cenare con qualcosa di tipico e su dove si trovasse il famoso bar Fishawi di cui avevamo letto sulla guida turistica e che sapevamo essere molto bello e aperto, da più di 200 anni, ininterrottamente per 24h al giorno .
Grazie alle sue indicazioni riusciamo così a trovare questo favoloso bar dove degustiamo tantissimi prodotti tipici: dal Karkadè al The alla Menta , dai buonissimi MilkShake alla banana al caffè turco fino al favoloso (di cui mi sono innamorato) sahleb e ovviamente accompagnando il tutto con un buonissimo Narghilè .
Riusciamo ad arrivare, infine, al locale che ci aveva consigliato il commesso e che era proprio quello che speravamo: una bettola non turistica dove avremmo potuto avvelenarci con cibi tipici .
Difficile chiamarlo locale : si trattava di una stretta viuzza in cui erano buttati alla rinfusa dei tavolini e di una piccola stanza piastrellata e senza porte dentro la quale si trovavano altri tavolini. Ovviamente mancavano tovaglie ed altri accessori inutili e il cibo (la scelta era tra 4 tipi di carne diversa) veniva fuori misteriosamente da una porticina scardinata …
Ordiniamo dei piatti di carne a caso che ci vengono consegnati con contorni di verdure crude e humus .
Sprezzanti del rischio di cadere vittime della famosa Maledizione di Tutankhamon , cioè nei disordini intestinali in cui spesso incorrono i turisti in visita in Egitto, ci sbafiamo tutto (spendendo in due meno di 10€) e alla fine torniamo in albergo per vedere, comodamente sdraiati a bordo piscina e sul maxi-schermo , la triste partita Italia – Spagna .
Le foto di questo articolo sono state scattate da me.
Potete trovare le altre del viaggio in Egitto sul mio account flickr .
2 commenti su “Egitto, giorno 2 : noi non temiamo la Maledizione!”
sei stato cattivo anche con l’Egitto??
PERFIDO! 😈