Dopo la solita impegnativa traversata su strade dalla discutibilissima sicurezza, nella tarda serata del 6 Agosto giungiamo infine a Trinidad.
Trinidad si trova nella provincia del Sancti Spíritus ed è una piccola cittadina di non più di 75.000 abitanti fondata nel 1514 e da allora cambiata pochissima divenendo, per questo, Patrimonio dell’Umanità grazie all’UNESCO.
La sera del nostro arrivo la città ci si presenta come una serie di stradine poco illuminate in cui si aggira una folla di persone – turisti e autoctoni – in cerca di un pò di refrigerio.
Noi alloggiamo in una bellissima casa colonica all’interno della città vecchia e per raggiungerla dobbiamo passare un piccolo posto di blocco al quale dobbiamo dichiarare il nome del nostro ospite.
Passato il controllo incominciamo ad arrampicarci su una ripida strada fatta di grossi massi che ci porta, alla fine e dopo qualche errore, alla nostra abitazione.
La sera trascorre tranquillamente con una piccola passeggiata e il giorno dopo siamo pronti ad affrontare la visita della cittadina.
Diveniamo subito affezionati consumatori di un frullato di frutta e latte che un tizio, sporgendosi dalla porta di casa sua, prepara al volo ai passanti e di cui facciamo ingorda indigestione.
Ma quello che ci rimarrà per sempre impresso è il grido “Ahhhrokitooo!!” che ad un certo punto, percorrendo una zona periferica della cittadina, sentiamo tuonare per le strade.
Si avvicina, dopo poco, un signore che in una scatola di cartone porta delle ciambelle, simili a quelle che si possono anche gustare nei bar italiani, solo indecentemente più buone. Ne compriamo prima una per ognuno, poi facciamo il bis e poi nuovamente il bis. Alla fine capiamo che i soldi che avevamo pagato (non più di 2-3€ per almeno 15 ciambelle) sarebbero potuti bastare a comprare l’intera scatola.
Felicemente satolli per la scorpacciata decidiamo di procedere oltre alla scoperta della bellissima Trinidad.
Durante i nostri giri ci imbattiamo in un gruppo di musicisti da strada, il Grupo Los Pinos che rimaniamo incantati ad ascoltare per diversi minuti.
Con un pomeriggio di mare, qualche serata a passeggiare per le tranquille via di Trinidad e a conoscere alcuni degli abitanti del posto i pochi giorni dedicati alla splendida cittadina si esauriscono velocemente e arriva, alla fine, tristemente il giorno del ritorno all’Avana.
4 commenti su “Arrivo a Trinidad (ma senza Tobago)”
Ho scoperto come mai quelle ciambelle costavano così poco…
Erano fritte con l’olio di macchina ? 😥
Scherzi? L’olio di macchina costerebbe troppo 🙂
Però il colore è come quello dell’olio nuovo
Allora forse siamo salvi … 😛
Forse … 😕