Il viaggio in taxi per TayuanW è una esperienza interessante. Le autostrade cinesi brulicano di gente che cammina, corre, va in bicicletta o semplicemente è ferma accovacciata sui talloni ai bordi della strada.
Un autista cinese si comporta sul proprio automezzo sostanzialmente come fa quando è a piedi: si infila dove trova un varco e non rispetta file e regole.
L’unica differenza è che quando è su una macchina avvisa della manovra azzardata che sta per compiere con una abbondante dose di clacson. Il risultato è che mentre si sta in autostrada il concerto di clacson è talmente elevato che sembra di essere in sfilata nel corteo di un matrimonio che viene celebrato nel giorno in cui l’Italia ha vinto i Mondiali.
Arriviamo, comunque, a Tayuan e, pagato il tassista, andiamo a cercare un posto dove cenare. La città è grande e forse meriterebbe una occhiata ma non abbiamo tanto tempo prima della partenze del treno per cui decidiamo di lasciare i bagagli al deposito della stazione e andare a cenare da qualche parte.
L’impresa si rivela più difficile del previsto: trovato il deposito bagagli non riusciamo a capirci con le ragazze addette al servizio che si rifiutano di prendere le nostre valigie per qualche oscura ragione.
Non ci resta che portare le valigie e gli zaini con noi per cui evitiamo di allontanarci troppo dalla stazione e ci incamminiamo per la strada che ci sembra tra tutte la più illuminata e ricca di locali e negozi.
Durante un grosso attraversamento pedonale, proprio davanti alla stazione dei treni, viviamo la spiacevole esperienza di trovare una bambinetta – poco più di 10 anni – con le mani infilate nella tasca di uno dei nostri zaini. La bambina, scoperta, scappa via senza poter prendere nulla anche perchè le cose importanti erano tutte sotto chiave.
A cena mangiamo in uno squallido locale che ci riserva piatti deliziosi, ordiniamo girando per i tavoli degli altri commensali e indicando ciò che ci sembra più buono.
Arriva l’ora di prendere il treno ma scopriamo che il nostro convoglio, che viene da un’altra città, è in ritardo. Nella grande sala d’aspetto della stazione veniamo avvicinati da un gruppo di spagnoli, 4 belle ragazze accompagnate da un fortunato ragazzo, che ci chiedono informazioni sul funzionamento dei treni cinesi. Li aiutiamo ad interpretare i biglietti e alla fine giunge anche per noi l’ora di salire a bordo.
Solo una volta a bordo ci accorgiamo di avere i posti in due vagoni diversi anche se contigui. La mia cuccetta è stata usata da qualcuno ora scomparso mentre nell’altra troviamo una simpatica vecchina addormentata che, appena ci sente arrivare, salta giù e si siede sul trapuntino nel corridoio davanti alle nostre cuccette. Le cabine non hanno porte per cui tutti i rumori e le voci dei corridoi si sentono benissimo anche dal letto.
La simpatica vecchina accompagna il nipotino – un bimbo di pochi anni che dorme sulla cuccetta superiore – da qualche parte e, come tutti i cinesi, ha un grosso problema di regolazione del tono della voce.
Mentre cerchiamo di addormentarci la vecchina prende il bimbo sulle ginocchia e, nel silenzio generale della notte, gli continua a parlare ad alta voce per calmare il suo improvviso pianto.
Per un paio di ore le cose vanno avanti così finchè anche bimbo e vecchina si placano e si sdraiano assieme sull’hard sleep. La situazione, però migliora di poco: la vecchina si rivela essere una motosega in incognito e, infatti, inizia di lì a poco a russare con un basso ringhio da motore diesel.
Alla fine ci addormentiamo anche noi svegliandoci, finalmente il giorno dopo, a Hua Shan.