La mattina dopo la scalata siamo in partenza per Xi’AnW. Il viaggio, questa volta, è in bus perchè la distanza è abbastanza breve.
Arriviamo alla stazione dei pullman – un campo sterrato dietro un mercato popolare dove compriamo delle strane noci lisce al vago sapore di cioccolato – a metà mattinata e attraverso una serie di disegni, uso delle mappe, mimo di alto livello e tanta, tanta improvvisazione riusciamo a farci capire dagli autisti del bus e a salire su quello corretto.
Il viaggio è tranquillo, sul pullman viene proiettato un film in cinese con il volume altissimo ma, nonostante questo, riusciamo comunque a schiacciare un pisolino e dopo qualche ora arriviamo a Xi’An.
Scesi dal pullman prendiamo al volo un taxi e ci facciamo portare allo XIANGZiMen International Youth Hostel dove scopriamo, amaramente, che la nostra stanza ancora non è libera.
Ci viene offerto di poggiarci momentaneamente in un dormitorio in attesa che la stanza si liberi e così, accettata la proposta, arranchiamo con i bagagli su per tre rampe di scale fino a destinazione.
Il dormitorio si rivela essere, in realtà, una stanzona nella quale possono dormire fino a 4 persone su due letti a castello. Appena entrati accendiamo la luce pensando che in stanza non ci sia nessuno trovando ad accoglierci mutande e resti di cibo sparpagliati un pò ovunque e uno dei letti superiori ancora da rifare. Mentre sistemiamo i bagagli parliamo ad alta voce tra noi finchè l’occhio non mi cade su un braccio sporgente dal letto disfatto che, all’inizio, pensavamo fosse vuoto. Ci rendiamo, così, conto che c’è un occupante che sta ancora dormendo per cui spegniamo tutte le luci e usando delle lampade continuiamo a sistemare le nostre cose in silenzio. Dopo una ventina di minuti siamo pronti e usciamo silenziosamente per andare a visitare la città.
Xi’An si presenta come una città moderna piena zeppa di turisti – la maggior parte dei quali cinesi – e negozi. Accantoniamo momentaneamente le frenesie spenderecce e andiamo a visitare le due splendide torri della città, quella dei tamburi, la Drum Tower (Gu Lou), e quella delle campane, la Bell Tower (Zhong Lou).
Le due torri sono vicine tra di loro e immerse all’interno della città moderna. Sorgono all’interno di due rotonde stradali e l’accesso avviene dal sottosuolo passando attraverso un dedalo di sottopassaggi che connette tra di loro le torri e alcuni centri commerciali.
Le torri sono molto belle, all’interno di ognuna di esse, in momenti ben precisi della giornata, si svolgono degli spettacoli nei quali giovani artisti fanno uso di antichi strumenti per riprodurre le melodie in voga secoli fa. Arriviamo casualmente nella torre delle campane poco prima dell’inizio di uno spettacolo e ne approfittiamo per rimanere ad ascoltarlo. I posti a sedere sono finiti per cui mi posiziono dietro l’ultima fila di sedie. Davanti a me un bambino di pochi anni è seduto su una bella poltrona imbottita. Ad un certo punto il bambino fa quello che i bambini sanno fare meglio ma in Cina questo evento può essere particolarmente disastroso: i bambini non indossano pannolini e i pantaloni hanno uno spacco sul sedere per permettere alle madri di far liberare il bambino senza doverlo spogliare.
Il bambino battezza la candida stoffa bianca della sedia e la madre scappa via con il pargolo dopo aver tentato, alla bene e meglio, di pulire la sedia con un fazzoletto di carta.
Inutili i miei tentativi di avvisare le persone che, dopo che la madre aveva liberato la sedia dal pupo defecatore, andavano ad occupare il posto. La scena si ripete uguale per tutti: l’ignara vittima si avvicina per sedersi, io gli indico la sedia incriminata dove faceva bella mostra di sè il mostro marrone, la vittima non capisce o non guarda e si siede ugualmente alzandosi, poco dopo, a causa del bagnato che probabilmente arrivava a contatto della pelle dopo aver passato i sottili strati dei vestiti estivi.
Bimbo defecatore 4 – turista cinese 0.
Nel pomeriggio andiamo alla Grande Moschea che si trova dalle parti di un favoloso mercato popolare. Nella Grande Moschea – per la serie quanta è piccola la Cina – ritroviamo i nostri amici della provincia di Firenze, Chiara e Francesco, che scopriamo alloggiare nel nostro stesso ostello e con i quali concordiamo di andare a cena assieme.
Tornati in Ostello la ragazza della reception si scusa con noi ma gli occupanti della nostra stanza – che avrebbero dovuto liberarla per le 18 – sono scomparsi lasciando dentro i loro bagagli e quindi – ci dice – dovremo restare a dormire in dormitorio.
La cena con i nostri compagni di viaggio è nei pressi dell’Ostello e in questa occasione provo da mangiare delle strane pagnotte immerse in una crema a base di cocco: molto buone.
Il giorno dopo è dedicato ad una serie di visite fuori Xi’An che facciamo con un tour organizzato dall’ostello. Si inizia con il Museo neolitico di Banpo nel quale si possono osservare i primi insediamenti umani di quella parte della Cina per poi proseguire con il Mausoleo di Qin Shi Huang Di (259 BC – 210 BC) che fu il primo Imperatore della Cina.
Queste due visite non ci entusiasmano: il Museo non è ben allestito seppur contiene reperti interessanti e il Mausoleo sembra un presepe napoletano kitch. Al centro di una grossa sala ad anfiteatro si trova la tomba dell’Imperatore e tutto intorno, sui vari gradini, centinaia di statuette, vivacemente illuminate, riproducono momenti diversi della sua storia.
Lasciato il Mausoleo e percorso un altro piccolo tratto in pullman arriviamo – finalmente – nella immensa struttura che costituisce il Museo dell’Esercito di Terracotta. E’ indubbiamente tra le attrazioni maggiormente visitate della Cina e la folla di gente che troviamo lo testimonia pienamente.
Le sezioni visitabili sono tre: il primo capannone permette di vedere un piccolo gruppetto di uomini di terracotta e dei loro cavalli da abbastanza vicino. Il visitatore percorre un grande capannone e dall’alto può osservare l’esercito nella sua posizione originale dove è stato scavato e riportato alla luce.
Il secondo capannone è, praticamente, inutile: non si vede nulla poichè l’esercito è stato lasciato interrato per garantirne la conservazione.
Il terzo capannone è il più impressionante: un vero esercito di cinesi circonda una immensa fossa contenente una parte dell’esercito di terracotta. L’esercito è parecchio in basso rispetto al livello del terreno ma con un buon teleobiettivo riesco ad ottenere qualche scatto decente.
Lasciato il sito dell’Esercito di Terracotta procediamo con l’ultima visita della giornata: le Terme di Huaqing luogo dove si consumò il tenero amore tra l’Imperatore Xuanzong (685-762) e la sua concubina Yang Guifei della Dinastia Tang (618-907).
Il sito è costituito da una serie di padiglioni e piccoli giardini ma il fulcro del complesso è rappresentato dalla statua di Yang Guifei che sorge nel mezzo di un piccolo laghetto di acqua termale piacevolmente calda.
La sera – distrutti – crolliamo dopo una rapida pappa.
Il giorno dopo, il nostro ultimo a Xi’An, è tempo di pagode: visitiamo sia quella della Piccola Oca che della Grande Oca. Visitiamo il complesso che sorge intorno alla Piccola pagoda rilassati soffermandoci spesso a fare foto e a riposarci. Alla seconda, però, ci accorgiamo che il tempo a nostra disposizione è limitato poichè a sera ci aspetta il volo per Chengdu.
Decido, comunque, di arrampicarmi sulla pagoda e a tempo di record – correndo come un assatanato per le strette scalette della costruzione e travolgendo gli sventurati che incontro sulla mia strada – arrivo in cima.
Una delusione: la vista è scarsa e l’ultimo piano è chiuso da spessi e sporchi vetri che non consentono grandi foto.
Finalmente – a sera – arriviamo in aeroporto e prendiamo il volo per Chengdu.