In attesa del nostro volo da Xi’AnW a ChengduW, in un aeroporto che sembra un asilo dove orde di bambini mostrano il potere delle loro possenti ugole cinesi, ne approfitto per continuare a narrare le nostre gesta. Prima, però, menzione speciale ai cinesi e al loro modo di vivere l’aeroporto. La cena (costata, per due, meno di 1€) è stata a base di zuppone cinese. Venduto in grossi contenitori-scodella (si trovano anche da noi in Italia), con vari sapori, va riempito con l’acqua calda i cui distributori sono presenti in quantità tra i vari gate, e mangiata appena cotta, in genere in 3-5 minuti.
Non so che schifezze industriali mi sia mangiato ma so che erano buonissime!
Eravamo rimasti al punto in cui dovevamo prendere il treno notturno tra Beijing e Datong. Il giorno della partenza arriviamo in stazione con un buon anticipo intimoriti da quello che avevamo visto nel pomeriggio: folle deliranti che campeggiavano in ogni spazio disponibile della stazione mangiando, dormendo, chiacchierando e facendo interminabili e misteriose file. Troviamo, però, facilmente il nostro ingresso e, poco prima della partenza del treno, veniamo fatti salire sul nostro vagone.
I posti sui treni si dividono in sedili (seat) e cuccette (sleep) e ognuno di questi può essere, a sua volta di tipo duro (hard) oppure morbido (soft) e – ovviamente – hanno tutti costi diversi. I più economici sono i sedili e la tipologia più economica è quella dura.
Noi avevamo acquistato un hard sleep (8h di treno seduti non ci andava proprio di farle) e al momento di salire a bordo del treno un controllore procede con lo scambiare i nostri biglietti con delle tesserine di plastica che – capiamo in seguito – servono ai vari addetti presenti sul treno per sapere chi chiamare quando il treno arriva in una stazione.
Le cuccette, seppur hard, sono decisamente comode e – forse anche complice la stanchezza – ci addormentiamo quasi istantaneamente. Al nostro risveglio siamo a Datong.
Datong ci permette di visitare due interessantissimi siti che raggiungiamo dopo interminabili ore trascorse a bordo di un micro bus senza aria condizionata che miete vittime in una coppia omosessuale di francesi.
Il sacrificio viene, però, abbondantemente ripagato dalla visita all’Hanging Temple e, ancor più, dalle Yungang Grottoes. L’Hanging Temple è un tempio di legno costruito sul lato di una parete rocciosa a una quarantina di chilometri dalla città di Datong. Il tempio è sospeso a circa 76 metri dal livello del terreno ed ha circa 1500 anni. La vista è impressionante seppur i pilastri che dovrebbero reggerlo sul lato della montagna sembrano un pò posticci e danno l’impressione di non essere realmente necessari al suo mantenimento.
Le Yungang Grottoes, invece, sono una serie di grotte in cui giganteschi Budda sono scolpiti direttamente nella roccia. L’effetto è notevole e le foto si sprecano.
Tornati a Datong ceniamo con una coppia di simpatici ragazzi – Chiara e Francesco (toscani e che troveremo anche in seguito in altre tappe) e Monica (di Roma come noi) incontrati sul bus della gita.
Il giorno dopo siamo soli. Datong non offre tantissimo altro – a parte un bellissimo muro dei 9 Dragoni – e così giriamo per viuzze non turistiche dove gli autoctoni ci fermano per fotografarci, salutarci o solamente fissarci incuriositi. Bellissimo è un mercato popolare che visitiamo in questa occasione dove avrei voluto provare di tutto ma che – a causa della capienza limitata, seppur notevole, del mio stomaco – non sono riuscito a fare.
A sera è tempo di massaggi. Nell’albergo dove alloggiamo per meno di 4€ ci facciamo fare uno splendido massaggio di 1h e così, rilassati come non mai, siamo pronti al secondo treno notturno che ci porterà nella favolosa PingyaoW.
4 commenti su “Datong : Hard Sleep, Die Hard”
Bravi giuovini! Ormai siete dei VIPs! 😆
Milioni di cinesi stanno mostrando orgogliosi le nostre foto ai loro milioni di parenti! 😎
Il tempio è davvero notevole 🙂
Concordo! 😉