Lasciamo Xiamen con un volo per la nostra successiva destinazione: ShanghaiW!
Sull’aereo siamo seduti vicini ad un tizio dalla faccia cattiva che si trova dall’altro lato del corridoio centrale e che passa gran parte del suo tempo nascosto dietro ad un giornale spiegazzato. Ad un certo punto notiamo che la hostess gliene porta uno nuovo senza che lui gli avesse chiesto nulla e dopo qualche minuto – pensando di non essere visto – tira fuori una busta dalle sue pagine e se la nasconde furtivamente in tasca. Quando si gira verso di noi facciamo in tempo a fingere di stare a guardare dal lato opposto e questo – probabilmente – ci eviterà di trovare teste di cavalli cinesi nell’ostello di Shanghai.
Arrivati a Shanghai ci accorgiamo subito del cambio di registro: la città è un misto di capitale occidentale, quasi una New York orientale, città europea (molti palazzi ci ricorderanno Parigi) e vecchia Cina, soprattutto nelle periferie e nei sobborghi più antichi.
Lasciati i bagagli percorriamo le poche centinaia di metri che ci separano dal Bund, una vasta zona che costeggia il Huangpu River e che si affaccia sul Pudong e lo percorriamo ammirati versando abbondanti quantità di sudore.
Lasciato il Bund percorriamo la commercialissima Nanjing Lu, visitiamo il Parco e la Piazza del Popolo e, calata la sera, decidiamo di andare al Pudong per salire su un grattacielo e ammirare la città dall’alto. La fila per accedere al grattacielo è impressionante ma, per fortuna scorrevole. Il 90% dei turisti sono – al solito – cinesi e noi siamo tra i pochi occidentali presenti. Giunti in cima alla torre lo spettacolo che riusciamo ad ammirare è fenomenale solo leggermente reso meno bello dal casino fatto dalle orde di cinesi scalmanati e dai vetri di protezione non proprio puliti e che rendono nebuloso il panorama.
La sera decidiamo di andare a vedere un film cinese ma la commessa della biglietteria non ci capisce – al solito – e finiamo a vedere L’ultimo dominatore dell’ariaW, un bruttissimo film americano con sotto titoli in inglese al quale assistiamo in un freddissimo cinema.
La mattina del secondo giorno andiamo alla ricerca dei biglietti per il World Expo 2010 e in poco tempo, e con il nostro bel biglietto in tasca, siamo nuovamente per le vie di Shanghai. Decidiamo di dedicare il resto della giornata alla visita della Città Vecchia (Old City) dove sorge un bel bazaar e i vicini giardini Yu Yuan.
Nel tardo pomeriggio passiamo per la Concessione Francese dove ceniamo con una favolosa crepe con gli azuki e un gelato al te verde e la sera torniamo ad ammirare il Bund illuminato dalle multicolori luci della notte.
Il terzo giorno è dedicato interamente al World Expo 2010 di Shanghai. L’area dedicata all’evento è enorme e le file interminabili. Per visitare lo stand giapponese, uno dei più gettonati anche se poi alla fine non era un granchè, impieghiamo 4 ore durante le quali mi diverto a far impazzire dei bambini cinesi facendogli apparire e sparire per terra un raggio laser e osservandoli tentarne di capire la provenienza.
I cinesi impazziscono per i timbri: per ogni padiglione visitato (ma in quello cinese anche per ogni stand) si riceve un timbro su un passaporto (acquistabile in qualunque posto) come ricordo della visita effettuata. I cinesi si ammassano spintonandosi davanti ai banchetti adibiti a questa attività e noi – ovviamente – non siamo da meno.
Alla fine arriviamo tardi al padiglione italiano (l’unico nel quale, mostrando il nostro vero passaporto, saremmo entrati saltando la fila) e ci dobbiamo accontentare di guardarlo da fuori.
La sera, stremati, riusciamo a cenare solo in una panetteria nella quale ci innamoriamo di una gustosissima bibitona con latte e fragole.
La mattina del quarto giorno la passiamo in gran parte a cercare di acquistare i biglietti del treno per la destinazione successiva. Il primo tentativo va a vuoto, la stazione dei treni dove andiamo è solo per i locali. Tornati in Ostello ci viene detto di provare in un albergo e così, appena trovato uno, ci infiliamo dentro e gli chiediamo di svolgere per noi l’incombenza.
Ma gli errori non finiscono qui: decidiamo di andare a visitare il bellissimo Tempio del Budda di Giada con la metro. La fermata alla quale scendiamo è molto in periferia e, come suggerito dalla guida, decidiamo di fare l’ultimo tratto con un taxi. Saliti sull’auto indichiamo il tempio all’autista che ci riporta poco lontano dall’albergo: avevamo totalmente sbagliato stazione!
Il tempio non è molto diverso da quelli a cui siamo abituati ma la bellissima statua di giada del Budda rende la visita incantevole. Meno bello è il tentativo di abbordaggio di una tizia che dopo una breve visita guidata non richiesta del tempio tenta di venderci sottobanco dei prodotti del suo negozio.
A pranzo ci viziamo con una gustosissima crepe con ripieno di banana e oreo e nel pomeriggio riprendiamo il giro della Nainjing Road dove troviamo un bel centro commerciale con una fenomenale Food Court della quale, avendo già pranzato, purtroppo non usufruiamo. Il resto del pomeriggio lo trascorriamo nel Garden Hotel, dove si trova un piccolo monumento che indica il centro della città, e nel vicino parco cittadino.
Ma la sera è oramai sopraggiunta e recuperati i nostri bagagli ci infiliamo in un taxi mentre incomincia una forte pioggia e arrivati in stazione saliamo su un treno super tecnologico che ha poco da invidiare ad un aereo e che in poco più di 1h ci porterà a NanchinoW.