Pippo era un bel cane. Un carlino affettuoso e giocoso che amava correre libero sui prati sfiorando con la pancia l’erba fresca di rugiada.
Quella mattina era particolarmente vivace: i prati erano affollati di cani e Pippo scorrazzava da un amico a quattro zampe all’altro come impazzito, senza quasi più sentire i richiami del padrone.
Io sedevo ai margini del prato a godermi la scena quando tutto accadde con una velocità che ancora mi sorprende.
Pippo, dopo aver giocato con un altro cane, si era allargato troppo nella curva di rientro verso il centro del prato dove si trovava il padrone. Ai margini del prato una strada poco frequentata compiva un paio di curve cieche e gli alberi peggioravano ulteriormente la visibilità degli automobilisti provenienti da nord.
Pippo venne a trovarsi nel punto sbagliato al momento sbagliato e il povero automobilista non riuscì nemmeno ad accennare ad una frenata.
Pippo non deve aver sofferto molto. Trovammo metà del suo corpo, orribilmente straziato, sul ciglio della strada. Gli occhietti chiusi e la piccola lingua sporgente dalla bocca. L’altra metà era stata in qualche modo sbalzata via dalle macchine successive.
Assieme all’automobilista e al suo padrone passammo diverso tempo nella ricerca dell’altra metà.
Dopo quasi 2h, quando oramai incominciava a fare buio e le speranze di dare una degna sepoltura a Pippo si erano ridotte all’osso, l’inconfondibile odore della morte ci attirò verso un grosso cespuglio spinoso.
Arrivati sul posto la macabra conferma: era Il Resto del Carlino.