Correva l’anno 2003, l’Italia era ancora (apparentemente) un Paese civile, gli italiani erano meno incazzosi con gli stranieri perché alla fin fine se la passavano bene e io allora, come oggi, odiavo il mare. Anzi, per meglio precisare, mi piaceva ma in foto oppure d’inverno. Quelle cose lì insomma.
Le scuse (che poi non erano proprio scuse) ufficiali erano:
- Ho la pelle troppo chiara e troppi nei, è pericolo per me!
- Ho i piedi dolci (cosa per cui divenni famoso in 12 nazioni del Mondo negli anni successivi) e mi fa male camminare sugli scogli.
- Ho gli occhi fotosensibili (verissimo, uso gli occhiali da sole praticamente sempre … forse sarà stato questo a farmeli diventare tali?)
- Mi annoio!
- E’ pronta la cena? (no … vabbè questo forse non fa parte delle motivazioni!)
Insomma nutrivo una vera e propria avversione per il mare ed ero riuscito, negli anni precedenti, quasi sempre a dirottare il gruppo di amici (si, strano a dirsi all’epoca eravamo un gruppo di amici scavezzacollo che si muoveva in branco e si divertiva da matti!) in vacanze che mi assicurassero una discreta lontananza dal liquido, odiato e salino elemento.
C’ero riuscito quasi sempre ma non nel 2003. Complici i pochi soldi, l’insistenza di alcuni, l’essere stato allettato con promesse del tipo “ci sono un sacco di cose da vedere in Croazia” (si, è vero c’erano … e sono state bellissime!) alla fine avevo ceduto e si era partiti tutti assieme per questa fantastica avventura.
La giornata tipica durante questa vacanza consisteva nel saltare a bordo dei motorini e dell’auto che avevamo affittato, percorrere una serie di tornanti e arrivare nella spiaggia dell’isola di Bol dove avevamo installato il nostro quartier generale. Le varianti sul tema consistevano nel cambiare spiaggia (per esempio andando al Corno d’Oro o Zlatni Rat) oppure cambiare proprio isola.
Mentre all’andata era diventata usanza quella di fermarsi in un forno del paese, che noi avevamo soprannominato pekara dal nome di un piatto tipico del posto, al ritorno, spesso, ci fermavamo all’ingresso di un agriturismo dove pascolava un asinello di proprietà del ristorante. Il nostro amico ciuchino era tanto mansueto quanto affamato e fu in una di queste visite di ritorno dal mare che tentammo di ucciderlo.
Badate bene, l’atto fu totalmente inconsapevole e, seppur ci ridemmo sopra a crepapelle per giorni, fu al contempo pieno di disperato senso di impotenza. Ma andiamo per ordine: come in molte altre occasioni anche in quel giorno ci eravamo fermati per dargli qualche filo di erba fresca. Quella alla quale poteva arrivare, vincolato dalla corda alla quale era legato, era oramai corta e secca, così ciuchino accettava di buon grado quella fresca che gli offrivamo. Ma si sa, l’ingordigia fa brutti scherzi, e ciuchino fece ben presto un passo più lungo della sua gamba o, meglio, un boccone più grosso della sua gola rimanendo soffocato da un mazzetto troppo grosso di erbetta.
La situazione divenne presto tragica: ciuchino aveva gli occhi strabuzzati e lacrimosi, immobile tossiva cercando di rimuovere l’ostruzione sforzandosi con tutto il suo essere per liberarsi dell’erbetta killer mentre una nostra amica gridava disperata chiedendo che facessimo qualcosa.
Al culmine del dramma, come a volte capita, il destino volle dare una pennellata di crudele ironia: ciuchino, spingendo per liberarsi, incominciò a perdere aria … da dietro. E più si sforzava e più si prodigava in sonore flatulenze così forti da fargli volare verso l’alto l’esile codina.
Anche di fronte alla tragedia di una morte annunciata non riuscimmo a trattenere le risate che strariparono dalle nostre bocche come un torrente in piena quando ciuchino, di lì a poco, fu finalmente libero e nuovamente in cerca di erbetta fresca.
Nei giorni successivi la nostra amica (quella che urlava, per intenderci) ci tenne il broncio. Quando non c’era ne approfittavamo per ridere sotto i baffi cercando di non farci sentire (cose che difficilmente riuscivamo a fare ottenendo, in risposta, occhiatacce di rimprovero) al ricordo della ariosa disavventura e presto anche lei si unì alle nostre risate.
Se volete dare una occhiata alle foto di quella vacanza non vi resta che puntare il vostro browser a questo indirizzo https://www.flickr.com/photos/madgrin/sets/72157615496800131